Una vita per l'Arte
Sosteneva di non
saper nulla sull'Arte e non sapeva di avere talento fino a quando Mondrian non
la convinse. Musa inquieta di molti autori e artisti,
Peggy Guggenheim (1898-1979) dedicò la vita all'Arte, convinta di dover, come
spesso diceva, proteggere quella a lei contemporanea. Ricca ed eccentrica
ereditiera di Benjamin, scomparso prematuramente nel naufragio del Titanic, dedicò la sua vita alla ricerca
della bellezza. Conobbe Hemingway, Dalí, Capote, e Cocteau, intuì il genio
Rothko e Pollock, visse tempestose relazioni con Vail, Holms, Garman, Tanguy,
Beckett, Ernst e altri famosi scrittori e artisti. Quando arrivò a Venezia,
aveva 49 anni e una vita intensa alle spalle. Palazzo Venier dei
Leoni, disegnato nel 1749 e rimasto incompiuto, sembrò il luogo adatto a diventare
la sua dimora. Nei trent'anni in cui visse a Venezia, le
stanze della casa ospitarono artisti di ogni tipo e divennero infine le sale del museo che ospita una delle
collezioni più complete e importanti al mondo della storia dell'arte del ʹ900. Fu Marcel Duchamp ad aiutarla con
consigli e suggerimenti per l'organizzazione delle prime mostre e sugli artisti
che dovevano essere sostenuti. Peggy scrisse nella sua biografia: "devo a lui
la mia introduzione nel mondo
dell'arte moderna" e aggiunge "non so come avrei fatto senza di
lui. Mi educò completamente,
perché io non sapevo la differenza tra Surrealismo, Cubismo e Arte Astratta". Véronique
Chalmet, in Peggy Guggenheim. Un sogno d'eternità
(Odoya 2014), tradotto in italiano da Pegoraro, ne elabora una dettagliata
biografia, raccontandola visionaria, provocatrice sensuale e disinibita,
collezionista attenta. Donna piena di ammiratori che ha vissuto una spumeggiante
mondanità tra matrimoni disastrosi e oscuri risvolti familiari. Nel centenario
della nascita è stata ripubblicata la sua autobiografia, Una vita per l'arte. Confessioni di una donna che ha amato l'arte e gli
artisti (Rizzoli 1979), tradotta da Piccioni, in cui l'autrice racconta le vicende
private della sua famiglia sullo sfondo dell'Europa tra le due guerre. Probabilmente
la sua più autorevole biografia è Mistress
of Modernism: The life of Peggy Guggenheim di Mary V. Dearborn (Houghton Mifflin,
Boston 2004). Si spense nel 1979 in quella Venezia di cui si definiva l'ultima dogaressa.
Sono passati
settanta anni da quando per la prima volta la collezione Guggenheim venne
esposta in Europa. Le opere cubiste, astratte e surrealiste resero le sale del
Padiglione Greco alla XXIV Biennale di Venezia coerenti al modernismo rendendo
l'Italia all'avanguardia. Per celebrare il 70° anniversario verranno inaugurate
quattro mostre:
Marino
Marini. Passioni visive(dal 27 gennaio fino al primo maggio), a cura di
Barbara Cinelli e Flavio Fergonzi, dedicata all'autore del gesso Angelo della città, acquistato nel 1948 da
Peggy Guggenheim e trasformato in bronzo per essere esposto alla Mostra di scultura contemporanea, curata
e organizzata dalla stessa Peggy nel giardino di Palazzo Venier dei Leoni. L'opera
è stata poi collocata, come volle la collezionista, tra i cancelli sul Canal
Grande.
Josef Albers
in Mexico (19 maggio - 3 settembre), a cura di
Lauren Hinkson, nella quale saranno esposte per la prima volta al pubblico
fotografie e foto-collage, insieme a un significativo numero di dipinti,
dell'artista provenienti dal Museo
Solomon R. Guggenheim di New York, oltre a un gruppo selezionato di
foto-collage sul Messico e dipinti concessi dalla Fondazione Anni e Josef Albers.
1948: la
Biennale di Peggy Guggenheim (25 maggio - 25 novembre), curata da
Gražina Subelyte. Le Project Rooms del museo ricreano l'ambiente del
Padiglione, allestito in quell'occasione dal celebre architetto veneziano Carlo
Scarpa.
Un'esposizione dedicata ad Osvaldo Licini,
figura di spicco nel panorama artistico della prima metà del XX secolo, curata da
Luca Massimo Barbero, che chiuderà nel gennaio 2019 e che celebra i 60 anni
dalla scomparsa dell'artista che vinse il gran premio internazionale per la
pittura alla XXIX Biennale di Venezia
dove aveva presentato 53 opere in una sala personale allestita da Carlo Scarpa.
La storia di Peggy Guggenheim viene presentata
attraverso le duecento principali opere della sua collezione, solo in parte
esposte al pubblico. I saggi introduttivi degli autori costituiscono una guida
alla comprensione delle scelte e degli indirizzi che originarono la raccolta.
La collezione Peggy Guggenheim a Venezia, può essere conosciuta attraverso i
testi di Elena Calas, Nicolas Calas,
Sandro Rumney,
La collezione Peggy Guggenheim a Venezia
(Rizzoli 2001) e Peggy Guggenheim. Una
donna, una collezione, Venezia di Barozzi
(Campanotto 2011). Vi si possono ammirare capolavori del Futurismo, dell'Astrattismo
europeo, del Cubismo, del Surrealismo di alcune delle più grandi personalità artistiche del XX secolo.
"Si è sempre dato per scontato che
Venezia è la città ideale per una luna di miele, ma è un grave errore. Vivere
a Venezia, o semplicemente visitarla,
significa innamorarsene e nel cuore non resta più posto per altro". P. G.
Marta Galofaro