Scoprire Aghata Christie 

10.01.2018

È una situazione surreale quella che si presenta ai personaggi di Dieci piccoli indiani, uno dei gialli più avvincenti di Agatha Christie. Thriller, horror, fantastico e mystery, basato sul tema classico dell'isolamento di un gruppo di persone all'interno di uno spazio ristretto, questo romanzo risulta a dir poco geniale.

Un playboy, un' acida zitella, un militare in pensione, un medico londinese, un noto giudice, un ex poliziotto, un ex esploratore e una giovane insegnante di ginnastica ricevono una misteriosa lettera di invito da un certo Urlick Norman Owen (padrone di casa che si cela sotto lo pseudonimo di U.N. Owen (Unknown). Unknown = sconosciuto) per trascorrere una breve vacanza a Nigger Island, l'isola che per la sua forma assomiglia, in modo inquietante, alla testa di un nero. A dare il benvenuto agli ospiti solo il maggiordomo e sua moglie. I proprietari della casa non ci sono ma un'inquietante voce registrata su un grammofono accusa i dieci ospiti di aver commesso crimini che la giustizia non ha potuto punire. Su un vassoio dieci statuette di negretti. Intrappolate sull'isola, le dieci persone iniziano ad essere uccise a una a una, seguendo le rime di un'antica filastrocca.

Dieci poveri negretti 
se ne andarono a mangiar: 
uno fece indigestione,
solo nove ne restar. 
[...]

E ogni volta la statuetta di un negretto scompare dal vassoio.

I personaggi si ritrovano ad essere gli uni agli occhi degli altri: colpevoli, accusatori, investigatori e perfino assassini. La narrazione, perfettamente organizzata e precisa, in cui tutto è funzionale alla vicenda narrata fa aumentare la suspance man mano che scorrono le pagine.

L'ambiente chiuso è metafora della coscienza sporca. Scrive Todorov: "la realtà che la letteratura vuole conoscere è semplicemente (ma al tempo stesso non vi è nulla di più complesso) l'esperienza umana" e nell'indagare l'inconscio la scrittrice inglese è maestra. L'introspezione psicologica dei personaggi in Dieci piccoli indiani è particolarmente curata perché molto funzionale alla storia.

L'isola e la villa, ambientazioni apparentemente normali ma allo stesso tempo ambigue, inquietanti e paurose, diventano claustrofobico spazio isolato in cui i personaggi, perfettamente delineati nel carattere, nella personalità e nel modus vivendi, devono espiare una colpa rimossa. Non a caso sono stati traghettati sull'isola, come se un Caronte dalle sembianze umane li conducesse verso un crudele destino. La spiegazione di quanto accaduto nell'isola è inimmaginabile, imprevedibile, impensabile, come nei gialli che si rispettino. La verità si verrà a sapere tramite la confessione del misterioso assassino, affidata ad una bottiglia gettata in mare.

Il lettore più che cercare di indovinare chi è l'assassino si perde nella coinvolgente trama. È lo stratagemma della "distrazione cognitiva minima" che prepara il terreno all'inverosimile sorprendente epilogo. Nei romanzi della scrittrice inglese il crimine è un'infrazione al codice morale della società. Scovare il colpevole e consegnarlo alla giustizia equivale a ristabilire l'ordine. In Dieci piccoli indiani è inaspettatamente proprio l'assassino forse in un "delirio di onnipotenza" a ristabilire l'ordine. Sempre attuale: un amante del genere non può non conoscere questo testo.

Marta Galofaro

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