Angelo Buscema Dimmi cose belle

17.01.2018

Dimmi cose belle racconta di incertezza, senso di inadeguatezza, paure, angosce ma anche e soprattutto di sentimenti positivi e cose belle. È la storia di un padre che si mette a nudo per raccontare gli svariati, contrastanti sentimenti che hanno accompagnato la sua vita dal momento della nascita della figlia, "la sua rosa rosa, color Fabiola", affetta da sindrome di Down.

Alle parole "Tua figlia è una Down!", pronunciate in modo da caricare di un insuperabile senso di colpa e di una indicibile sofferenza un genitore, Angelo, il padre di Fabiola, non si rassegna. "Non potete far nulla e potete far tutto" per lei gli avevano detto e fu su quel tutto che Angelo decise di concentrarsi. La soluzione poteva essere trovata solo guardando da un altro punto di vista, proprio come aveva visto fare ne "L'attimo fuggente" al rivoluzionario professore Keating. "Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva, dal professore salito in cattedra". Bisognava accostarsi alla diversità in maniera diversa, vivendola non come scontro, con sospetto, ansia, paura, ma come un nuovo incontro, privo di pregiudizi. Il viaggio della vita andava affrontato in modo nuovo, diverso. Così come quando da un nuovo percorso o da un sogno si ritorna al punto di partenza completamente cambiati, tanto da non riconoscersi e non essere riconosciuti. Un figlio è un viaggio di questo tipo, senza mai sosta, un'avventura continua, una sfida. È la chiave di lettura che rende diverse le sfumature. Continuare a soffermarsi su quello che non può fare chi è affetto da trisomia 21 sarebbe stato semplicemente pleonastico e futile. Veramente utile risulta piuttosto scoprire in cosa e come riesce una ragazza affetta da sindrome di Down. Così Fabiola frequenta la scuola, conosce tanti compagni, fa disegni bellissimi, riesce a crearsi amicizie a cui dona splendidi sorrisi ed ha anche la possibilità di scoprire il mondo del lavoro. Ma soprattutto riceve nuovi stimoli a cui non dà mai risposte banali. L'inclusione con Angelo e Fabiola non è più solo una bella parola da scrivere nelle programmazioni scolastiche ma un concetto concreto, a cui ciascuno può dare il proprio contributo perché la diversità non solo completa ma è un valore. Ospitare la diversità, accoglierla come possibilità di giudizio e modo di pensare ci fa apprezzare la cultura e le abitudini di persone che vivono quotidianità totalmente diverse dalle nostre. Tutto ciò che è diverso tende a fare paura, ma la diversità è e deve essere arricchimento. Chiunque abbia viaggiato molto e si sia integrato, non ha mai avuto di che pentirsi delle esperienze fatte. Viaggiare molto significa confrontarsi e sperimentare sulla propria pelle cosa significa non integrarsi. Per questo la diversità ha dei vantaggi innegabili, basta aprirsi e guardare da un nuovo punto di vista, come è riuscito a fare Angelo che ha dato alla sua "rosa rosa color Fabiola" una vita più vicina possibile alla normalità, ma soprattutto ha reso la propria molto più ricca di amore e bellezza.

              Marta Galofaro

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